Praga ancora sotto assedio. L'alluvione non dà tregua alla Repubblica Ceca: circa 2700 residenti sono stati costretti all'evacuazione, mentre il bilancio delle vittime è salito - secondo le stime della Polizia ceca - ad "almeno" cinque persone. La capitale, sommersa dall'esondazione del Moldava, è in uno stato di paralisi semitotale: scuole chiuse e mezzi di trasporto fuori uso, incluse otte fermate della linea metropolitana (non succedeva dai tempi della "grande alluvione" del 2002). A essere evacuati sono stati anche l'ospedale Na Frantisku e gli animali dello zoo, mentre il centralissimo ponte Carlo è stato chiuso ai passanti.
Il flagello, nel frattempo, si propaga oltre le mura della capitale: nella zona ovest della Repubblica Ceca e nell'hinterland di Praga, i vigili del fuoco hanno messo in salvo circa 200 sfollati. Il primo ministro Petr Necas ha dichiarato lo stato di emergenza per sei delle 14 regioni del Paese, e destinato 300 milioni di corone (poco più di 12 milioni di euro) alle operazioni di soccorso. Il livello di guardia resta altissimo, ma secondo la CTK (Czech News agency, la principale agenzia di stampa cecoslovacca) i metereologi prevedono un leggero miglioramento nei prossimi giorni.
Cresce l'allarme anche in Austria, Germania e Polonia. A Salisburgo l'esondazione del Danubio ha registrato la sua prima vittima, e nel resto del Paese il totale degli sfollati viaggia sopra le 200 unità. In Germania, le tre regioni più martoriate restano Baviera (dove il livello dell'acqua ha superato il tetto storico di 10,81 metri), Baden Wuerttemberg e Sassonia.
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