domenica 7 dicembre 2014

"Mafia capitale". Il boss e i servizi segreti

(ANSA) - Roma - Il boss Ernesto Diotallevi e Giovanni De Carlo sono ritenuti referenti di Cosa Nostra nella capitale e per questo sono indagati dalla procura di Roma per associazione a delinquere di stampo mafioso nell'ambito dell'inchiesta Mafia Capitale.

Riscontri sul ruolo di Diotallevi e di De Carlo emergono anche da un'intercettazione del 2012. La circostanza emerge in un decreto di autorizzazione di intercettazioni telefoniche nel quale Diotallevi, in passato accusato, ma poi assolto, di aver fatto parte della Banda della Magliana, viene indicato come appartenente a Cosa Nostra dal collaboratore Salvatore Cancemi che "riferisce anche in merito ai suoi rapporti con Pippo Calò".

Degli stessi rapporti - si legge nella richiesta della procura nell'ambito dell'inchiesta Mafia Capitale- riferisce anche Francesco Marino Mannoia.


Ex poliziotto, Carminati ingaggiato da Servizi

"C'erano due figure al soldo e permanentemente ingaggiati dai servizi segreti: Carmine Fasciani e Massimo Carminati e questa era una situazione che sapevano in tanti". Queste le parole di Gaetano Pascale, ex poliziotto della squadra mobile di Roma che, ai microfoni di Sky Tg24, intervistato assieme a un altro ex poliziotto, Piero Fierro, è tornato a parlare dell'inchiesta Mafia Capitale, di cui entrambi hanno già dichiarato di essere a conoscenza dal 2003.

Come rivela il servizio dell'emittente, dei contatti tra Carminati e i servizi segreti si parla nell'ordinanza firmata dal Gip, Flavia Costantini su richiesta dei pm Giuseppe Cascini, Paolo Ielo e Luca Testaroli dove a pagina 2 c'è scritto: "Massimo Carminati mantiene rapporti con gli esponenti delle altre organizzazioni criminali operanti su Roma nonché con esponenti del mondo politico, istituzionale, finanziario con appartenenti alle forze dell'ordine e ai servizi segreti".

"Sul territorio c'era la presenza costante di rappresentanti, di uomini dei servizi segreti - ha proseguito Pascale - che gestivano, o meglio consentivano a questi figuri di lavorare in maniera indisturbata pur di dare in cambio determinate informazioni. Questo era il sistema".

Cosa fece quei 36 minuti la madre di Loris



(ANSA)-SANTA CROCE CAMERINA (RAGUSA),7 DIC - Nei 36 minuti,tra le 8.49 e le 9.25 del 29 novembre, quelli in cui secondo le riprese delle telecamere Veronica Panarello rimane sola con il figlio Loris nell'abitazione di via Garibaldi e che deve ancora spiegare, la donna parla al telefono una sola volta: con il marito. E' quanto sarebbe emerso dall'analisi dei tabulati del telefono della madre di Loris. A chiamare sarebbe stato il padre del bimbo, pochi minuti prima che Veronica uscisse di casa.

lunedì 6 ottobre 2014

Omicidio di Garlasco. Per Stasi era pressoché impossibile evitare il sangue.



(Ansa) - Era "pressoché impossibile" che Alberto Stasi quando ritrovò il corpo senza vita della sua fidanzata Chiara Poggi "abbia potuto evitare di calpestare delle macchie di sangue". Le probabilità di non intercettare alcuna traccia ematica di quelle sparse sul disimpegno e sui primi due gradini della villetta di via Pascoli sono pari a 16 ogni miliardo se il percorso era iniziato con il piede sinistro, e a 13 ogni miliardo se il percorso era iniziato con il piede destro.

Sono questi i dati precisi emersi dalla perizia sulla camminata di Stasi, chiesta dai giudici della Corte d'Assise d'Appello di Milano davanti ai quali mercoledì prossimo, 8 ottobre, riprenderà il nuovo processo di secondo grado all'ex studente bocconiano, accusato dell'omicidio di Chiara, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco.

martedì 30 settembre 2014

Concordia: Schettino voleva scappare con l'elicottero



(TgCom24) - La notte del naufragio della Concordia, mentre i passeggeri si accalcavano sui ponti più bassi per salire su una scialuppa, Francesco Schettino andò sul ponte 11 "per aspettare un elicottero che ci portasse via". Lo racconta Domnica Cemortan al settimanale Oggi dopo lo scadere dell'ultimatum lanciato dalla moldava al comandante. "Nessuno parlò dell'arrivo di un elicottero, ma mentre eravamo lì, aveva un'aria impaziente come se aspettasse qualcosa".

La Cemortan confessa: "Subito dopo l’impatto Schettino si fece raggiungere in plancia da Ciro Onorato, maitre di bordo, che non dimentichiamolo, è fratello di Gianni, che all'epoca era direttore generale di Costa Crociere. Schettino era sempre al telefono. Parlava con qualcuno, ma non capivo cosa dicesse. Dopo aver dato l’ordine di abbandonare la nave, chiese a me e a Ciro di seguirlo sul ponte 11. Sinceramente non capivo. Perché andare lassù?".

Domnica ricorda molto bene che sul ponte 11 "il comandante aveva un'aria impaziente, continuava a guardarsi in giro, come se aspettasse qualcosa. A un certo punto disse: “Ma qui non ci vede nessuno!”. Il riferimento mi è sembrato inequivocabile. Chi mai doveva vederci di notte in cima alla nave? Da sotto nessuno ci poteva vedere. Evidentemente era dall'alto che dovevamo renderci visibili".

Dopo una ventina di minuti, però, la giovane moldava racconta che "arrivò una telefonata a Schettino e quando la interruppe gli chiesi se stava arrivando un elicottero, ma lui rispose che i piani erano cambiati e dovevamo tornare giù, ai ponti inferiori"

Domnica a Schettino "Dì la verità o lo farò io". Ultimatum al comandante della Concordia.



(TgCom24) - "Francesco Schettino ti do sei giorni per dire la verità su quello che è successo immediatamente dopo aver dato l'annuncio di abbandono della nave. Solo sei giorni!". E' l'ultimatum, scritto in inglese, che Domnica Cemortan, la moldava che era in plancia di comando della Costa Concordia nella notte del naufragio al Giglio, lancia dalla sua pagina Facebook.

 Dopo le polemiche sollevate dal trasferimento di Gregorio De Falco, che aveva intimato al comandante Francesco Schettino di tornare a bordo della nave, su riaccendono dunque ancora una volta i riflettori sulla notte del 13 gennaio 2012. La moldava, che nei mesi scorsi - scrive Oggi - messa alle strette dai magistrati ha ammesso una relazione col comandante della Concordia, alle 10.27 del 24 settembre è riemersa da un lungo silenzio lanciando il suo ultimatum dal social network. Non dice molto, ma lascia intendere che al processo non è stato detto tutto.

Decreto stadi. Si alla pistola Taser nella polizia







(TgCom24) - Arriva il sì all'utilizzo in via sperimentale da parte della Polizia alla pistola elettrica Taser. Lo prevede un emendamento di Gregorio Fontana (Fi) al decreto stadi approvato dalle commissioni Giustizia e affari costituzionali della Camera. La parola ora passa all'Aula. "La possibilità di sperimentare la pistola elettrica è un'esigenza così tanto urgente e necessaria da essere inserita in un decreto legge?", lamentano i grillini.

 La pistola elettrica Taser è un'arma di dissuasione non letale: essa produce una scarica elettrica che rende la persona colpita inoffensiva per alcuni secondi, sufficienti alle forze dell'ordine per arrestarla. Il suo utilizzo, pertanto, contribuisce sia a ridurre i rischi per l'incolumità personale degli agenti sia a ridimensionare drasticamente il numero delle vittime nelle operazioni di pubblica sicurezza, come dimostra l'esperienza di molti Paesi avanzati, tra cui gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Francia e la Svizzera".

Telecamera sulla divisa solo in caso di necessità - Inoltre la polizia potrà fare uso di piccole telecamere indossabili nel corso di manifestazioni pubbliche, ma solo in caso di effettiva necessità. Lo ha stabilito il Garante della privacy che ha fornito il suo parere sul nuovo sistema di ripresa avviato in via sperimentale dal Dipartimento di pubblica sicurezza in quattro città, Torino, Milano, Roma e Napoli.

sabato 27 settembre 2014

Uccide la moglie a coltellate mentre i bambini dormono



(TgCom24) - Ha ucciso la moglie con sette coltellate al cuore durante una lite, poi ha chiamato i carabinieri e si è costituito. E' accaduto in un'abitazione di Casella, in Valle Scrivia, nell'entroterra genovese. La coppia ha due bambini, che al momento dell'omicidio stavano dormendo. L'omicida è un albanese di 44 anni, già noto alle forze dell'ordine, la moglie una connazionale di 30 anni. L'uomo è in stato di fermo per omicidio.

Ha usato due coltelli da cucina e ne ha lasciato uno conficcato vicino al cuore. Così Adrian Balliu, artigiano albanese di 44 anni, ha assassinato la moglie Valmira nella loro abitazione di Casella, appena dentro Genova. L'omicidio è avvenuto nella camera da letto, a margine di una lite, e sarebbe stato dettato da gelosia e problemi economici. Il tutto mentre nella camera accanto dormivano ignari i due bambini figli della coppia, un maschio e una femmina di quattro e tre anni, che non si sono accorti del fatto.

Dopo aver ucciso la moglie, in stato confusionale, l'uomo ha avvertito così le forze dell'ordine e si è costituito. Ubriaco e in stato di choc, ha accompagnato i carabinieri nell'abitazione in cui ha ucciso la moglie. "L'ho colpita io dopo una lite" ha confessato, per poi chiedere: "È morta?". E poi ha aggiunto: "Mi raccomando il biberon e i biscotti per i bambini". I due figli di Balliu sono stati dapprima affidati a un pool di assistenti sociali, poi a una coppia di parenti arrivata da Torino.

Uccide moglie e amante accecato dalla gelosia



(TgCom24) - Duplice omicidio a Cinecittà, alla periferia di Roma. Un uomo ha ucciso a coltellate la moglie e il suo amante all'interno degli uffici di una sede dell'Inps. L'assassino è stato arrestato poco dopo dai carabinieri, a cui ha confessato il movente dell'omicidio, ovvero la gelosia per la loro relazione. I tre lavoravano nella stessa struttura.

 Il duplice omicidio è avvenuto nel tardo pomeriggio. Accecato dalla gelosia, l'uomo si è accanito con violenza contro le sue vittime, colpendole almeno una decina di volte con un coltello. Quando ha realizzato cosa aveva fatto, ha chiamato il 112 e ha confessato di essere stato lui l'autore del delitto.

A quanto si è saputo, i coniugi avevano cinque figli. "Mia moglie e quell'uomo erano amanti - avrebbe detto all'operatore che gli ha risposto - .Non sopportavo che mi tradisse con lui. Quando li ho scoperti insieme in ascensore li ho uccisi". Il militare ha cercato di prendere tempo tenendolo il piu' possibile al telefono, fino all'arrivo di una pattuglia del Nucleo radiomobile. Quando i carabinieri sono entrati nello stabile, Mauro Micucci era immobile davanti ai due cadaveri, sporco di sangue e ancora con il coltello in mano. Inutili i soccorsi per le due vittime: Daniela Nenni, 49enne impiegata in quella sede e Alessandro Santoni, tecnico 38enne che lavorava per una ditta esterna, erano già morti.

Micucci, un informatico 57enne che lavorava in quel palazzo dell'Inps, è stato fermato e portato nella caserma dei carabinieri della compagnia Casilina. Sotto shock, avrebbe raccontato di essere ossessionato dalla relazione della moglie con quell'uomo, ma le sue dichiarazioni sono oggetto di indagini.

Dimenticò il figlio in auto. Prosciolto.



(TgCom24) - Il gip Elena Stoppini ha deciso per il proscioglimento di Andrea Albanese, che nel giugno del 2013, dimenticò in auto il figlio Luca di 2 anni, trovato morto dopo 8 ore passate sotto il sole. L'uomo non era capace d'intendere e volere, e non può essere processato. Decisiva è stata la relazione di psichiatri d'accusa e difesa, concordi nel dire che era in preda ad "amnesia dissociativa".

Albanese, ricorda la Libertà di Piacenza, lasciò il bimbo sul seggiolino della vettura e andò a lavorare, anziché portarlo all'asilo. Il bambino morì per asfissia dopo ore passate nell'abitacolo rovente della vettura rimasta sotto il sole cocente. Andrea Albanese era stato indagato per quella vicenda dalla procura di Piacenza: un atto dovuto che portò durante le indagini preliminari a due perizie psichiatriche.

Quegli esami avevano fatto appunto emergere nei mesi scorsi che la mattina della tragedia, quando il papa' avrebbe dovuto lasciare il figlio all'asilo nido come ogni mattina, fu colto da amnesia dissociativa.

Più di 1000 arresti contro il crimine organizzato




(TMNews) – Oltre mille persone arrestate – tra cui 170 “facilitatori” dell’immigrazione clandestina, 90 trafficanti di esseri umani e 57 narcotrafficanti – e 599 kg di cocaina, 200 kg di eroina e 1,3 tonnellate di cannabis sequestrate. È il risultato dell’operazione europea “Archimedes”, condotta dal 15 al 23 settembre dalle forze di polizia di 34 Paesi e coordinata dall’Europol.
L’operazione ha interessato circa 250 luoghi in tutta l’Unione Europea e alcune frontiere esterne. L’attività nel complesso ha registrato la partecipazione di oltre mille operatori delle agenzie di polizia dei 28 Stati membri e di Paesi terzi come l’Australia, la Colombia, la Norvegia, la Serbia, gli Stati Uniti d’America e la Svizzera.
Con il supporto di agenzie e organizzazioni internazionali (Eurojust, Frontex e Interpol) le azioni hanno interessato aeroporti, settori di frontiera terrestre, porti e città, consentendo l’arresto complessivamente di 1027 persone, il sequestro di ingenti quantità di sostanza stupefacente, l’individuazione di merci e medicinali contraffatti.