martedì 28 maggio 2013

Epatite A, il virus nei frutti di bosco congelati

Anche un frutto dall'apparenza 'innocua' come un mirtillo può nascondere dei pericoli. È proprio sui frutti di bosco, soprattutto quelli congelati, che si sono concentrate le attenzioni degli esperti, europei ma anche italiani, impegnati a monitorare i casi di epatite A segnalati in forte crescita. Almeno in parte potrebbero essere causati proprio dai frutti di bosco in arrivo dall'extra Europa. CASI AUMENTATI DEL 70%. L'allerta nel nostro paese è stata alzata da una circolare del ministero della Salute, secondo cui in Italia i casi sono aumentati nel periodo marzo-maggio 2013 del 70% rispetto allo stesso periodo del 2012. L'aumentata incidenza è stata registrata in quattro regioni del Centro-Nord (Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Veneto) e in una del Sud (Puglia). «Stiamo lavorando per raccogliere i dati definitivi da tutte le Regioni e per determinare con certezza la causa dei contagi», ha affermato Anna Rita Ciccaglione dell'Istituto Superiore di Sanità. Di tutte le forme di epatite quella contrassegnata con la lettera A è probabilmente la meno preoccupante. L'infezione uccide nello 0,3% dei casi che sale all'1,8% sopra i 50 anni. Fondamentale, spiegano gli esperti, è l'igiene del cibo che si consuma, che se non è cotto dovrebbe essere almeno ben lavato. Caratterizzata da un decorso acuto (stanchezza, febbre, disturbi gastrointestinali e ittero) e dalla prevalenza della trasmissione oro-fecale (come l’epatite E) rispetto a quella interumana, l’epatite A è causata da un virus a singolo filamento di Rna diffuso soprattutto attraverso l’acqua contaminata e gli alimenti venuti a contatto con la stessa. Tra i cibi incriminati, finora, c’erano soprattutto le cozze e i vegetali lavati con acqua sporcata da residui fecali. Ma più di qualche sospetto lo hanno destato proprio i frutti di bosco congelati.

IL CONGELAMENTO NON UCCIDE IL VIRUS.
«Sappiamo che il congelamento non uccide i virus, ma non avevamo mai rintracciato l’Hav in un prodotto congelato», spiega Maria Triassi, ordinario di igiene all’università Federico II di Napoli, città in cui nel 2004 si registrò una vasta epidemia italiana: 421 i nuovi casi allora conteggiati tra gennaio e aprile. «Probabilmente si tratta di una contaminazione avvenuta all’origine del prodotto e che il congelamento non è riuscito a debellare». Soltanto la cottura ad alte temperature, infatti, può inattivare il virus». I focolai della malattia, ha segnalato il ministero, sono in aumento in tutta Europa a causa di due cluster, il primo che ha coinvolto 85 pazienti dei Paesi Nord-Europei presumibilmente legato al consumo nei gelati di questi frutti congelati o nelle torte guarnite con frutti di bosco di importazione extra Ue e l'altro segnalato in 35 turisti di ritorno dall'Egitto.

Nessun commento:

Posta un commento